Mi chiamo Andrea, ho 29 anni e tre anni fa ho deciso di intraprendere un’impresa che, ad oggi, potrei definire tanto eccitante quanto titanica: costruire assieme alla mia compagna casa nostra, gestendo ogni singolo aspetto in autonomia. Con entusiasmo e determinazione, ci siamo immersi in un mondo fatto di scelte, burocrazia, contratti e più di qualche notte insonne, con la speranza di non aver commesso errori gravi (o gravissimi!). Ecco cosa ho imparato lungo questo importante percorso.
La scelta delle imprese: un lavoro di ricerca e valutazione
Una volta che abbiamo capito come volevamo la casa e che avevamo un progetto in mano, il primo passo è stato scegliere le ditte che si sarebbero occupate di ogni singolo aspetto. Dai lavori di muratura, passando per gli impianti elettrici ed idraulici, fino agli infissi, le superfici e le rifiniture, ci siamo occupati in prima persona di scegliere i materiali, le soluzioni e ovviamente i professionisti che si sarebbero occupati di eseguire i lavori, incluso termotecnici e ingegnere. Personalmente, ho passato settimane a fare ricerche, leggere recensioni online, chiedere consigli a chi aveva già affrontato un progetto simile, e a confrontare una marea di preventivi: una grande soddisfazione ma, a dire il vero, la differenza poi non era così tanta e qualche scelta non si è rivelata certo la migliore. Per fortuna, l’avevamo messo in conto, un po’ meno le ore di sonno perse!
Il labirinto più intricato? La burocrazia
Tra i compiti più sfidanti legati alla scelta di costruire casa in autonomia c’è la gestione della burocrazia. Permessi, licenze, pareri vari prima e dopo l’approvazione del progetto. I consulenti ci hanno certamente aiutato, ma scegliere di farsi casa e di coordinare i fornitori significa farlo soprattutto quando qualcosa di imprevisto accade. Nel nostro caso, si trattava di un semplice fosso che è diventato molto più profondo di quello che pensavamo, almeno metaforicamente.
La gestione del progetto: coordinare senza sosta
Me l’avevano detto: la cosa più difficile sarà coordinare tutte le ditte. Io sono un testone per natura, e così ho deciso di proseguire per la mia strada, ottenendo – devo ammetterlo – un ottimo risultato. Alla fine siamo riusciti a coordinare tutti, ma i momenti difficili ci sono stati, eccome. Pensate solo a cosa possa significare un ritardo nella consegna di alcuni materiali per concludere gli impianti a pavimento quando devi posare i parquet, o quanta pazienza serva quando non arrivano le travi in legno e devi finire il tetto!
Da un lato hai la possibilità di controllare tutte le fasi del processo e vedere il tuo progetto prendere forma, dall’altro devi capire se gli alibi sono davvero tali o se sono motivi concreti e se accade sempre così.
Il tempo: un nemico invisibile
Uno degli aspetti più frustranti, credo si sia capito, è stato il tempo. Aspettare materiali che non arrivavano, operai che rimandavano i lavori, documenti che impiegavano settimane per essere approvati… ogni piccolo problema si traduceva in ritardi accumulati a catena, e questo non ha fatto altro che comportare un maggiore dispendio di energie da parte del sottoscritto, oltre che considerevoli rallentamenti sulla tabella di marcia. Insomma, per farsi casa da soli due anni non bastano, almeno non sono bastati a noi.
Costruisci casa da soli: una questione di prezzo?
Non l’abbiamo fatto per una questione di soldi, ma la speranza di risparmiare qualcosa c’era. Se il tempo è una ricchezza, a posteriori credo che una valutazione intelligente debba essere quella di inserirlo nel piano spese finale. Tutte le ore spese in cantiere, da fornitori o semplicemente al telefono per risolvere intoppi che era logico aspettarsi, hanno rappresentato a tutti gli effetti una spesa. Inoltre, mi sono anche reso conto che se avessi affidato l’intero lavoro a un’unica ditta in grado di gestire e coordinare tutti i professionisti coinvolti, avrei potuto beneficiare delle scontistiche su materiali e servizi che vengono applicate a “chi è del settore”; avrei sostenuto un extra costo per il coordinamento generale? Forse si, ma potrebbero essersi anche compensati.
Insomma, a conti fatti non credo che il risparmio (forse di poco superiore al migliaio di euro) sia valso tutta ‘sta fatica. D’altro canto, questo va detto, ho avuto l’opportunità di cimentarmi in qualcosa di nuovo che ha permesso di accrescere senza dubbio la mia capacità di problem solving, oltre che ampliare le mie conoscenze in un ambito – quello edilizio – che oggi rappresenta una delle basi su cui costruire il mondo del futuro. Quindi? Fare o lasciar fare? Fare se volete imparare qualcosa di nuovo e siete pronti a tutto, lasciare fare se per voi è una questione di tempo e risparmio!
La storia di Andrea è un esempio interessante che dimostra che, con le scelte giuste, si possa creare una casa che non sia solo un luogo in cui vivere, ma un vero progetto in cui imparare qualcosa di nuovo. Ma alla fine dei conti, conviene selezionare e coordinare i fornitori, o trovare una soluzione chiavi in mano?
Scopriamolo dalle sue parole, in questa breve intervista!
di Andrea Pilotto