In un mondo sempre più complesso e frenetico, la casa dovrebbe porsi innanzitutto come il luogo deputato a rispecchiare totalmente la personalità e le necessità di chi la vive. Per questo, ritengo che l’architettura residenziale moderna debba porsi come una disciplina che ponga come pilastro del suo sviluppo l’attenzione al cliente e l’ascolto empatico delle sue esigenze. Le tendenze, le innovazioni e le intuizioni più recenti, a mio parere dovrebbero porsi al servizio di un approccio umile che ponga sempre in primo piano l’umana richiesta con cui un architetto si trova a rapportarsi. Di questo, tratta il seguente articolo.
Attenzione alle tendenze architettoniche: il punto di partenza
Ne ho parlato in precedenza e ci tengo a ribadirlo: attribuire un ruolo preminente alle esigenze del cliente, non significa non porre attenzione a tutto ciò che di innovativo riguarda il mondo dell’architettura. Piuttosto, il costante aggiornamento e la curiosità, dovrebbero rappresentare le basi su cui costruire un approccio personalizzato che sfrutti lo strumento dell’ascolto attento. Oggi, l’architettura contemporanea sta vivendo una fase di grande evoluzione, guidata dalla sostenibilità, dall’integrazione con il paesaggio e dall’uso della tecnologia intelligente. Archistar come Renzo Piano e Bjarke Ingels stanno ridefinendo i confini dell’innovazione attraverso progetti che fondono natura e costruzione, creando spazi multifunzionali che dialogano armoniosamente con l’ambiente circostante, e che si basano sull’utilizzo di materiali sostenibili perfettamente integrati con la tecnologia. Parliamo di tendenze che non solo migliorano l’efficienza energetica delle abitazioni, ma anche il benessere psicologico dei residenti, grazie a una maggiore connessione con la natura e a un design che si adatta alle esigenze quotidiane. Sono convinto che un architetto abbia il dovere di considerare simili realtà, ma solo nell’ottica di inserirle come opzioni realmente funzionali per il benessere di chi richiede il suo lavoro. Il concetto è semplice: più strumenti si avranno a disposizione, maggiori saranno le possibilità di soddisfare le richieste del cliente.
L’ascolto empatico: Il cuore della progettazione
Il vero valore aggiunto – a questo punto della lettura si dovrebbe già essere compreso – risiede nell’ascolto empatico. Andare oltre le semplici richieste funzionali, cogliendo le emozioni, i desideri e le paure dei clienti, è ciò che segna la linea di demarcazione tra un professionista che “fa semplicemente il suo lavoro” e un architetto che desidera lasciare un segno positivo, innanzitutto nel cuore di chi si rivolge a lui. Ma cosa significa “ascolto empatico”? Per esperienza personale, potrei dire che con questo termine ci si riferisca alla capacità di percepire tutto il “non detto” che un cliente porta con sé. Per esempio, alcuni potrebbero desiderare una cucina che ricordi la loro infanzia, altri una camera da letto che rappresenti il sogno romantico che desiderano vivere: queste richieste, spesso, vengono presentate “silenziosamente”, attraverso racconti di vita che profumano di ricordi, sorrisi e occhi luminosi. É in questa intercapedine, quella che delimita il conscio dall’inconscio, che un bravo architetto dovrebbe collocarsi e impostare il proprio lavoro, a partire dalla fase di progettazione.
Tutti coinvolti, per creare una “famiglia di progetto”
Ascoltare in maniera profonda i propri clienti, per un architetto, significa anche coinvolgerli nel processo creativo: incontri regolari, discussioni aperte e l’uso di strumenti visivi come i rendering 3D, saranno infatti tuti elementi funzionali a fare in modo che il progetto finale rifletta fedelmente le aspettative iniziali, oltre a rafforzare la fiducia e creare un senso di profonda appartenenza al progetto da parte di tutti.
La progettazione di case come “viaggio condiviso”
In questo articolo ho presentato il mio personale punto di vista, legato alle modalità con cui cerco di rapportarmi quotidianamente ai miei clienti. Non sempre si tratta di un’impresa facile, perché a volte capita che una richiesta non incontri i miei gusti, più orientati a mettere in luce una personale intuizione incrociata con la tendenza architettonica del momento. Ma l’ego e l’orgoglio personale, in questo lavoro, devono essere messi all’ultimo posto. Mi piace infatti pensare che la progettazione di una casa sia davvero un viaggio condiviso tra architetto e cliente, in cui il primo conduce il mezzo di locomozione, mentre il secondo decide la direzione. In questo senso, a noi professionisti non resta che guidare, per arrivare alla corretta destinazione nei tempi richiesti, senza intoppi e seguendo il tragitto indicato dalle mappe.
di Giuseppe Di Loreto